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Das Endinger Judenspiel - Il dramma sugli ebrei di Endingen

Dall’edizione del 1883 di Karl von Amira
Il dramma anonimo Das Endinger Judenspiel, dato alle stampe nel 1883 e redatto probabilmente a cavallo tra XVI e XVII secolo, mette in scena un presunto caso di omicidio rituale di cui furono accusati, nel 1470, gli ebrei della cittadina di Endingen am Kaiserstuhl, in Brisgovia. Tre ebrei vennero incolpati di aver massacrato, in combutta con altri membri della locale comunità ebraica, una famiglia di mendicanti cristiani, allo scopo di procurarsi il sangue dei due figli degli accattoni. Dopo un rapido processo i tre ebrei, rei confessi del pluriomicidio, furono condannati a morte sul rogo. Gli studiosi che nel XX secolo si sono occupati del caso Endingen hanno dimostrato come le confessioni dei tre ebrei siano state estorte con la tortura e come essi siano stati giustiziati da innocenti. È solo nel XX secolo, tuttavia, che la riabilitazione dei tre ebrei ebbe luogo. Ed è solo nel 1967 che i resti dei quattro mendicanti cristiani furono rimossi dalla Chiesa di San Pietro a Endingen, dove erano stati conservati e venerati per secoli come reliquie di martiri. Nel dramma gli ebrei vengono dipinti come spietati carnefici, carichi di livore contro i cristiani e assetati del loro sangue. Lo Endinger Judenspiel da un lato intende mettere in guardia gli spettatori contro gli ebrei e dall’altro vuole celebrare le autorità secolari locali per aver reso giustizia ai mendicanti e aver liberato Endingen dei pericolosi assassini.

Questo testo, per il modo in cui tratteggia la figura del perfido ebreo assetato del sangue dei bimbi cristiani e per l’elogio che tributa alle autorità locali, le quali giustamente, come viene ribadito ossessivamente nell’ultimo atto, condannarono a morte i tre ebrei, si inserisce in quel filone di opere, redatte tra l’ultimo quarto del XV e la prima metà del XVII secolo - vengono qui messe a confronto con lo Endinger Judenspiel le opere sui casi di Rinn del 1462, Trento del 1475, Benzhausen e Waldkirch del 1504, Pösing del 1529, Sappenfeld del 1540, Leitomischl del 1574 -, le quali narrano presunti casi di infanticidio rituale, dipingendo gli ebrei come spietati assassini e celebrando le autorità cristiane, secolari o ecclesiastiche, perché esse estirparono la mala pianta ebraica e si ersero a vindici del bimbo cristiano martire e a protettrici dei propri sudditi. In questi testi e nello Endinger Judenspiel, dunque, il topos del malvagio ebreo non è al servizio della teologia cristiana, come si dà nelle opere di defensio fidei o in quelle che vogliono dimostrare la veridicità di importanti dottrine come il dogma della transustanziazione, bensì è funzionale all’encomio dell’autorità locale, la quale sovente traeva vantaggio tanto dall’eliminazione fisica degli ebrei residenti nei suoi domini quanto dalla creazione di un nuovo martire cristiano, vittima degli ebrei, il cui culto comportava prestigio e lauti introiti, frutto delle offerte dei pellegrini.

Autore: Francesca Mancini (a cura)
Anno: 2017
ISBN: 9788880983224
Num. Pagine: 464
Editore: Unipress

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